Quel giorno freddo mi sono attaccato al tuo cappotto e mi sono fatto trascinare in giro per due settimane, stringendo il lembo della stoffa con tutte le mie forze, ma senza dartelo a vedere.

Da allora ti seguo ovunque tu vada: non fai che girarti intorno, senza sosta e io con te, parli di continuo ma tutto quello che dici ha sotto dell’acqua.

Lo sai che conservo le tue impronte digitali in una cartella rosa nel bel mezzo del mio tavolo.

Le conosco a memoria, percorro quelle curve milioni di volte.

Penso sia meglio che ti segua.

Tu potresti aver bisogno di me più di quanto pensi.

Torna a casa in macchina, amore, che sei così intelligente, così sveglia, così brillante.

Mi sono fatto trascinare in giro appeso al lembo del tuo cappotto per due settimane.

Instabile, continui a cambiare il tuo pensiero, volubile, ogni volta che decido di lasciare perdere ritorno sui tuoi passi.

Perché non so trovarne davvero il senso e così sono di nuovo rimasto sveglio tutta la notte, a  spaccarmi la testa  sfogliando il dizionario: non crederai mai quello che ho trovato…

Penso sia meglio che ti segua.

Tu potresti aver bisogno di me più di quanto pensi.

Torna a casa in macchina, amore, che sei così intelligente, così sveglia, così brillante.

Liberamente tratto dal testo Brainy dei The National

L’ossessione è allora il pensiero solitario che si fa cerchio e si attacca ai cappotti della gente, è vedere acqua sotto le parole, è amare delle impronte digitali da collezione, è cercare il senso nel dizionario e trovarlo in ogni lemma? L’ossessione è solo di cervello?

E può una canzone così bella prendere vita da un’ossessione?