n.d.r. Per ora posso pubblicare solo l’incipit di questo mio racconto che è stato selezionato per l’antologia del CartaCarbone festival di Treviso, a cura di Kellermann editore. Coming soon…
Io ho paura del buio, ma è meglio che non lo dico a nessuno.
L’unica possibilità è viaggiare di notte, anche se la notte non basterà – dice la mamma. Dobbiamo portarci via poche cose indispensabili, di sicuro una coperta: perché di notte sarà freddo e perché di giorno non ci devono vedere. Ci metteremo una coperta sopra la testa per sembrare tanti sacchi nella barca. Ho fatto le prove: devo rannicchiarmi e tenere il bordo della coperta stretto nei pugni, così mi nascondo tutto sotto.
Mi pare che sono bravo a fare il sacco.
La mamma dice di sbrigarmi, che c’è poco tempo.
Poche cose e indispensabili. Non sono sicuro di sapere cosa significa indispensabili, ma penso che è come dire importanti, che senza di loro non vivi.
Ci sono tre cose per me importanti, oltre alla mamma: il nonno, la mia capretta Kiwi e la maglietta del Milan che mi ha regalato lo zio Ahmed. Due però le ho già lasciate al villaggio: il nonno è troppo vecchio e ha detto che dalla sua terra non se ne vuole andare, quindi non ho potuto portarlo con me, nemmeno trascinandolo con la forza.
E poi la mamma dice che non abbiamo i soldi anche per lui.
Kiwi è troppo grande, fa i salti e delle cacche piccole e puzzolenti: non me la lascerebbero mai tenere nella barca. Allora non mi resta che la maglia: me la metto addosso sopra all’altra, perché la mamma ha detto di vestirsi tanto. Che non vuol dire pesante, ma con tanti vestiti uno sopra l’altro, così è un po’ come se uno la valigia ce l’ha addosso.
La maglia del Milan va sopra a tutto perché si deve vedere bene il numero, che è il 45.
Secondo me il numero mi porta fortuna perché è di un giocatore dell’Italia – che è dove dobbiamo andare con la barca – ma è anche nero come me, ed è famoso e ha un sacco di soldi. Io non so se diventerò un calciatore famoso e pieno di soldi, però l’unico modo per saperlo è andare via di qua.
La mamma dice di fare in fretta.
Lei è stata occupata fino ad ora con Aisha, la mia sorellina, che ha appena un anno e non sa preparare la borsa. Non sa fare ancora molte altre cose come parlare e camminare bene.
Io invece sono grande e so capire, ad esempio, quali sono le robe da portare e quali no.
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