«Conta i ragni», si ripeteva guardando il soffitto asettico della piccola sala operatoria.
Era la strategia della mamma quando da piccola le lavava i capelli.
«Guarda in alto e conta i ragni sul soffitto», così la schiuma dello shampoo non andava negli occhi. Ma negli angoli di quel soffitto non c’era nemmeno un minuscolo ragno, solo quadratini luminosi che tagliavano gli occhi.
Mentre agiva di pinza, il medico le aveva detto:
«Lei non ha idea di quel che stiamo facendo nella sua bocca! Lei è forte,signorina. Non si è mai lamentata. Per caso è una di quelle che prende a pugni gli uomini?».
Non aveva risposto semplicemente perché aveva le sue dita in bocca, ma quasi avrebbe voluto dargli un morso. E poi:«Complimenti, tiene bene il dolore!» e via una pacca energica sulla spalla.
I giorni dopo si chiese se avere un’alta soglia del dolore fosse una cosa che viene con l’allenamento, a masticarne un po’ ogni giorno. E si chiese anche se fosse davvero una buona cosa. Poi pensò a Mitridate.
Mitridate, re del Ponto, par paura che i suoi nemici lo avvelenassero, assumeva piccole dosi di veleno ogni giorno, così da immunizzare il suo corpo da diverse sostanze mortifere.
Forse era così anche per lei, ingoiarne un cucchiaino ogni tanto l’aveva assuefatta.
E poi quel far finta di niente, cicatrice su cicatrice, dicevano, le faceva onore.
Ma quella mattina non c’era Mitridate che tenesse. Aveva la sensazione di essere stata appesa per la guancia a un gancio da macelleria, così, dondolando tutta la notte, per ore intere. Poi sentì in bocca il sapore caldo e ferrigno del sangue e il macellaio che le diceva in un orecchio:«Lei è forte, vuole davvero darmi un pugno?». Quanti pugni avrebbe voluto dare, un po’ a caso e un po’ a chi se li meritava. Nel dormiveglia sentì un peso in bocca, come se qualcuno le avesse infilato a forza una pallina da tennis. E poi la pallina cominciò a pulsare dentro alla mascella al ritmo del cuore. Fu questo e non il trillo della sveglia ad aprirle le palpebre. «Come morì Mitridate?» si domandò.
Mitridate, tradito dal figlio, decise di uccidersi: ma i veleni non avevano più effetto e così si fece trafiggere con la spada da un servo.
Allora sentì il dolore arrivare tutto insieme, in un’onda rossa e pesante, sommarsi strato su strato fino a riformare quella invisibile pallina da tennis che martellava senza fine. Sotto il buio caldo delle coperte accettò e pianse tutto il male, mentre il macellaio rideva dicendo che aveva degli occhi davvero belli.